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La morte

Durante le giornate decisive e dall’esito incerto della Battaglia del Solstizio, l’aviazione ebbe un ruolo fondamentale nel contrastare l’avanzata austroungarica sul Piave. I velivoli da caccia vennero soventemente impiegati nelle cosiddette missioni “Rettile”, ovvero azioni di mitragliamento sulle truppe nemiche a bassa quota. Naturalmente anche la 91a Squadriglia fu destinata a tali operazioni.

La delegazione lughese, formata da familiari e autorità cittadine, presso il luogo della caduta dello SPAD di Baracca

Nel tardo pomeriggio del 19 giugno 1918, dopo aver avuto un colloquio con il tenente colonnello Piccio ed il generale Bongiovanni, Francesco Baracca decollò per la seconda missione del giorno, insieme al gregario Franco Osnago. Partiti alle 18:15 dalla base di Quinto di Treviso, la coppia puntò verso il Piave. Il tempo era “mediocre”, il cielo sereno si alternava con nubi cariche di pioggia; inoltre il fumo prodotto dall’artiglieria sul campo di battaglia peggiorava notevolmente la visibilità. Dopo aver sorvolato Nervesa, i due piloti italiani si diressero verso il versante meridionale del Montello. Ad un certo punto, Osnago vide lo SPAD VII 5382 di Baracca effettuare una manovra molto brusca, per poi perderlo di vista sotto la propria ala. Dopo aver virato, l’aviatore milanese scorse qualcosa che stava ardendo e precipitando nei boschi del Montello. Sconvolto, rientrò alla base. 

Alcuni piloti della 91a decollarono alla ricerca del proprio comandante, altri con l’automobile tentarono di raggiungere il luogo della caduta, senza conoscerne l’effettiva posizione.

Nel primo resoconto firmato da comandante del reparto, Fulco Ruffo di Calabria scrisse nel diario della squadriglia: “Il Maggiore Baracca partito alle 18,15 in volo di crociera e mitragliamento non fa ritorno al campo, si ritiene colpito da mitragliatrice a terra e precipitato in fiamme sul versante del Montello oltre le nostre linee”. Se l’abbattimento da terra resterà la versione ufficiale italiana, quella austroungarica vedrà come protagonista dell’abbattimento l’equipaggio del ricognitore Phönix C.I 121.17, composto dal pilota Max Kauer e dall’osservatore Arnold Barwig.

Solamente il 24 giugno, dopo la ritirata austriaca, fu possibile raggiungere la località dove era precipitato lo SPAD, e recuperare il corpo di BaraccaIl 26 furono celebrati i funerali a Quinto, a cui assistettero pure alcune fra le maggiori cariche militari e Gabriele D’Annunzio, il quale recitò la celebre orazione funebre.

Grazie all’autorizzazione del Comando Supremo, la salma poté essere trasportata nella città natale, dove giunse nella tarda serata del 28. La camera ardente fu allestita nella sala del Patrio Consiglio nella Rocca Estense.

Alle quattro di pomeriggio di domenica 30 giugno, il feretro, seguito da una folla imponente, fu trasportato nel Cimitero Comunale di Lugo.


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