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La storia​

Nel Bollettino Militare pubblicato il 3 ottobre 1909, Francesco Baracca, fresco di nomina a sottotenente nell’Arma di Cavalleria, viene assegnato al 2° Reggimento “Piemonte Reale” fondato nel 1692 dal Duca di Savoia col motto “Venustus et Audax” (“Bello e Audace”). Si tratta di uno dei più prestigiosi reparti dell’esercito italiano e come stemma araldico porta il cavallino rampante argenteo su campo rosso, guardante a sinistra e con la coda abbassata.

Il primo Cavallino Rampante fu dipinto su entrambi i lati del Nieuport 17 2614

Tra la fine del 1916 e l’inizio del 1917, seguendo la neonata consuetudine, sorta fra gli aviatori italiani coinvolti nel primo conflitto mondiale, di apportare segni di riconoscimento al proprio velivolo, Francesco scelse di adottare come simbolo personale, apportando delle varianti quali la grafica e soprattutto la colorazione nera per farlo risaltare maggiormente sulla tela del proprio apparecchio, lo stesso stemma del “Piemonte Cavalleria” quale emblema personale per rivendicare le personali origini militari e l’amore per i cavalli

Lo stesso Francesco, nella lettera alla madre del 27 aprile 1918, motiva la scelta dell’emblema personale e quello della 91a Squadriglia, di cui è comandante: “[…] ti manderò presto la mia fotografia a cavallo ed intanto ti invio questa con l’apparecchio e sopra il cavallo, lo stemma del Piemonte Reale. Ora abbiamo adottato come distintivo della squadriglia un grifo, il simbolo dell’ardire e della ferocia: il leone con la testa di falco […]” Come già accennato il cavallino non appare sui primi aerei pilotati dall’Asso degli Assi, la prima testimonianza della presenza di un “cavallo scalpitante” sulla carlinga del Nieuport 17 2614 viene riportata in un articolo dell’8 maggio 1917 ne “Il Resto del Carlino”, in riferimento alla 8a vittoria di Francesco, il 26 aprile 1917 sul Brandenburg C.I 129.17. La prima fotografia di Baracca con, alle sue spalle, il cavallino rampante dipinto sulla fusoliera di un Nieuport 17, fu pubblicata sulla rivista “Il Mondo” del 20 maggio dello stesso anno. Il cavallo passò poi sullo SPAD VII, e successivamente, sullo SPAD XIII, sulla cui livrea fu dipinto su una “nuvoletta” bianca per farlo meglio spiccare sulla colorazione mimetica di questo apparecchio. È ormai provato che il cavallo è sempre stato nero; per quanto riguarda il verso della rampata, Francesco lo fece dipingere su entrambi i lati della carlinga, fino alla comparsa del grifo su uno di essi. Il pannello ligneo, esposto ai funerali e conservato da Baracca presso i propri alloggi fino alla morte, presenta il cavallo nero guardante verso destra.

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Il Cavallino Rampante e la Ferrari

Le origini del cavallino rampante utilizzato dalla casa automobilistica Ferrari sono note da quando Enzo Ferrari, nel 1962, diede alle stampe le sue memorie dal titolo “Le mie gioie terribili”. In esse racconta quando, vincitore nel 1923 del primo circuito automobilistico del Savio che si disputava a Classe (Ravenna), conobbe Enrico Baracca, padre dell’eroe. Successivamente conobbe anche la madre, la contessa Paolina e Ferrari racconta che un giorno la nobildonna gli consegnò una foto raffigurante il figlio Francesco accanto all’aereo col cavallino rampante dicendogli: “Ferrari, metta sulle sue macchine il cavallino rampante del mio figliolo, Le porterà fortuna”. Non si conosce però la data di quel gesto. In quegli anni Ferrari era pilota delle Alfa Romeo e quindi non avrebbe potuto mettere “sulle sue macchine” il cavallino.

Solo nel 1929 costituì la Scuderia Ferrari per la gestione sportiva delle auto Alfa Romeo e solo il 9 luglio 1932, alla 24 Ore di Spa-Francorchamps (Belgio), per la prima volta le Alfa Romeo della Scuderia Ferrari esibirono il simbolo del cavallino rampante.

Il cavallino, inserito nello scudetto col fondo giallo, colore di Modena, non era però esattamente quello di Francesco Baracca; la grafica era diversa e, soprattutto, il cavallino aveva la coda rivolta verso l’alto. Il rapporto tra Enzo Ferrari, divenuto anche rappresentante commerciale dell’Alfa Romeo per l’Emilia-Romagna, e il conte Enrico Baracca, cliente affezionato di auto Alfa Romeo, si rafforzò notevolmente nel tempo.

Nel 1930 in occasione dell’inaugurazione del sacello dell’eroe a Nervesa della Battaglia, fu pubblicato un opuscolo dal titolo “Per Francesco Baracca sul Montello”. Sulla copertina era rappresentato a tutto campo lo stemma araldico di Enrico Baracca disegnato dal pittore lughese Gino Croari, come è evidente dalla firma ben leggibile.
Croari, nella sua libertà d’artista, aveva disegnato il cavallino variandone lo stile e rappresentandolo con la coda rivolta verso l’alto. Quel cavallino è identico a quello della Ferrari: stessa grafica, coda alta, stesso scudetto. È facile quindi immaginare che Enzo Ferrari, volendo realizzare l’auspicio della contessa, nel momento di definire il simbolo della sua scuderia abbia tratto ispirazione dal cavallino di Gino Croari. Nel 1945 Ferrari fece ridisegnare il cavallino rampante dal giovane incisore milanese Eligio Gerosa, che due anni dopo disegnò il logo ufficiale della Scuderia Ferrari.

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Il Cavallino Rampante in Aeronautica

Comparso per la prima volta sul Nieuport 17 nei primi mesi del 1917, il Cavallino Rampante non è solamente legato alla figura dell’asso romagnolo bensì rappresenta ancora oggi un simbolo identitario dell’Aeronautica Militare Italiana. 

Nate per fini pratici servendo per identificare i singoli piloti in un tempo in cui i collegamenti radio fra velivoli non esistevano, le insegne personali dipinte sui velivoli presto divennero famose pure fra i combattimenti che da terra assistevano agli scontri, come fra chi nelle retrovie seguiva sui giornali le vicende degli aviatori, entrando a far parte della leggenda dei “Cavalieri del Cielodella Grande Guerra. Quasi subito Baracca passò a volare sullo SPAD VII e il Cavallino lo seguì, trasferendosi successivamente sul più potente e armato SPAD XIII, ove venne dipinto in un campo bianco, per farlo meglio risaltare sulla mimetizzazione.

Con la morte di Francesco, la 91a Squadriglia viene ribattezzata “Squadriglia Baracca”, onore mai attribuito prima ad un aviatore scomparso mentre il Cavallino, sporadicamente, ne contraddistinse gli aerei negli anni Venti.

Per trovare la presenza stabile del Cavallino come insegna di reparto, si deve aspettare il 1933, quando il comandante del 4° Stormo, Amedeo d’Aosta, decise di adottare il Cavallino Rampante, accogliendo il suggerimento del proprio aiutante di volo, Alessandro Bianchedi, che in precedenza aveva comandato la 91a Squadriglia.

L’adozione del Cavallino Rampante da parte di questo reparto d’élite ne aumentò la diffusione e da allora l’emblema fu presente in tutte le vicende della Forza Armata, passando a scalpitare su macchine sempre più moderne, dipinto su tela, poi su metallo e infine su materiali compositi. Dal 1967 a Francesco Baracca è intitolato il 9° Stormo, mentre al Cavallino dell’asso si ispira l’araldica dei gruppi Caccia IX, X e XII oggi montati su Eurofighter. 

A Francesco Baracca e alla sua celebre insegna è stato dedicato pure il nominativo radio “Pony” della Frecce Tricolori, un trasparente riferimento voluto nel 1960 dall’allora capitano Zeno Tascio per la pattuglia acrobatica della 4a Aerobrigata.  Al momento di trarre da questa la futura Pattuglia Acrobatica Nazionale il Cavallino rimase nelle comunicazioni radio a perpetuare il legame tra Grosseto, base del 4° Stormo, e Rivolto, dove ancora oggi la PAN mantiene la propria sede. 

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